Onorevoli Colleghi! - Le elezioni politiche del 2006 saranno da tutti ricordate come il fallimento dello strumento dei sondaggi elettorali, degli exit poll e delle proiezioni.
      Per mesi e mesi sono stati distribuiti sondaggi che indicavano un risultato che poi si è rivelato falso. Basta sfogliare i quotidiani. I responsabili di tali società non solo devono fare una pubblica autocritica, ma devono cominciare a capire che diffondendo ripetutamente dei dati che si sono rivelati non rispondenti alla realtà possono avere condizionato il voto, che, come noto, si è risolto per una piccola differenza di numeri. Quanti si sono spostati in base a determinate previsioni? Siamo certi che non vi siano elettori e talvolta anche quadri politici che si orientavano in base ad aspettative di vittoria?
      Abbiamo tutti assistito in diretta televisiva sui canali della RAI e su quelli di Mediaset alle esternazioni della società Nexus che ha diramato notizie false, a ripetizione smentite con il passare delle ore dai risultati elettorali ufficiali.
      Infatti, per quanto riguarda gli exit poll, i dati relativi ai sondaggi di opinione che sono stati rilevati sugli elettori che sono usciti dai seggi si sono rivelati del tutto errati perché neppure la percentuale degli estremi è risultata esatta in quanto dava l'Unione tra il 50 e il 54 per cento e la Casa delle Libertà tra il 45 e il 49 per cento. È stata fornita così una fotografia inesatta dei risultati elettorali che ha creato una serie di problemi soprattutto per quanto riguarda l'influenza che tali dati hanno avuto sui primi commenti politici.
      Non è questo il primo caso di fallimento di questo strumento di indagine. Infatti nelle elezioni amministrative del 1993 il risultato degli exit poll (ad opera

 

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della Doxa) presentò delle differenze con l'esito delle elezioni dei sindaci fino al 5 per cento.
      Un altro caso eclatante fu quello relativo al referendum per l'abolizione della quota proporzionale nel sistema elettorale per la Camera dei deputati del 18 aprile 1999. In quell'occasione la popolazione che si recò alle urne fu il 49,6 per cento. I dati sull'affluenza arrivarono molto in ritardo e per molte ore i commenti politici furono influenzati dai risultati degli exit poll che davano invece per raggiunto il quorum necessario per la validità del refendum stesso.
      Anche nel caso delle ultime elezioni in USA, gli exit poll avevano previsto in svantaggio G.W. Bush che invece ne uscì vincitore.
      Problemi ed errori si sono verificati anche nelle proiezioni, che alla fine sono risultate sbagliate. Anche l'ultima della Nexus, con un campione del 97 per cento, assegnava al Senato 158 seggi alla Casa delle Libertà e 151 all'Unione. Risultato diverso da quello reale: 155 a 154. In particolare il premio di maggioranza al Senato su base regionale ha creato non pochi grattacapi alla Nexus, che è incorsa in un grossolano errore, assegnando per l'Emilia Romagna un seggio inesistente, ossia 13 invece di 12.
      È quindi del tutto evidente che siamo di fronte ad un vero e proprio inquinamento della democrazia. Per tale motivo si rende necessaria l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta su queste società di rilevamento ed il Parlamento ha il diritto-dovere di verificare tutti i meccanismi della democrazia. E questo dei sondaggi è un capitolo tutto da scrivere.
      L'obiettivo della Commissione dev'essere di accertare se i meccanismi di controllo e di garanzia che accompagnano l'attività di tali società siano adeguati e sufficienti. In particolare, con una serie di audizioni sarà possibile verificare la professionalità e l'attendibilità di tali società. Gli errori che abbiamo ricordato e le loro conseguenze non possono rimanere privi di seguito. Recentemente la stessa RAI ha deciso di contestare il comportamento del consorzio che ha fornito gli exit poll delle ultime elezioni politiche. Una libera e franca analisi da parte del Parlamento rappresenta una garanzia per la democrazia e per coloro che con serietà e attendibilità operano nel campo dei sondaggi.
 

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